Due
Barbati Gallery is pleased to present Alexandra Noel’s new solo exhibition, Due, for the first time in Venice in the spaces of Palazzo Lezze on Campo Santo Stefano.
“Imagine ‘Twister’ era Helen Hunt telling you that it’s all about finding what’s in between an idea and a decision and encasing it there forever. Her voice is steady even if there are large objects circling around the two of you, insane things like a horse, a willow tree, a semi truck. Entranced by her cool, you surrender your ingrained hysterics. It turns out the encased thing may or may not actually be encased, but it’s certainly dense and compressed, formed by a kind of reverse atomization. I would say that Allie’s paintings, like a bouillon cube, dissipate and reveal themselves in the soup of your mind. The fluid becomes cloudy and then within these clouds, discrete formations move in and out of holding a clear image.
I have a distinct sensation in my body where these rectangles seem to lodge before they dissipate. It’s below the throat but still well above the abdomen. The zone of unsettled acid, of involuntary reflux. But really, it’s more pathology than process, a compulsion that’s inherent to the bulimic, consume everything but keep nothing down. Nevertheless, this is a sober affair, flinty in a dust to dust sense even though it has psychedelic qualities. Not like Pucci, or even Giordano Bruno’s eucharist, but the normally gray brown muck of your brain is lit up. It’s not dusty or powdery as they say in perfumery, but sharper like sand.
Sometime earlier this year Allie texted me a picture of a mangled harpoon she encountered at the Peabody Essex Museum in Salem. The caption reads: “This twisted harpoon demonstrates not only the strength of a whale under attack but its torturous and circuitous gyrations in its efforts to escape”. Allie’s painting of the harpoon, which appears here in Due, is another turn in the life of this object and like her earlier pictures of tornadoes and circumcisions, it makes flat affect out of acute cosmic violence.
We don’t know what is driving the gang of orcas that are ramming rudders and capsizing boats off the coast of the Iberian Peninsula nor do we really know, amidst any disaster, if we’ve fallen out of G-d’s favor or if we are doing it to ourselves. In Shinto there is no G-d, especially not in daddy form. Whatever this G-d like energy would be then, would be in the harpoon, the scalpel, leftover beans. I’m not sure if it’s right but I like to entertain the idea that it might not just be in them in a diffuse sense, but also be them in a material sense thereby imbuing the sacred with a corporeal existence.
Due is an expectancy. It is also presently, potentially, numerical and in this way it can’t not recall Nietzsche’s metaphysical noon event. Alenka Zupančič walks us through the metaphor in her book The Shortest Shadow: Nietzsche’s Philosophy of the Two, “midday is not a moment of unification, when the sun embraces everything, but is, instead, presented as the moment when “One turns to Two,” and as the moment of the “shortest shadow.” One must accept the more than oneness at once as a precondition to everything that is going on in Allie’s work.
In response to the bouillon cube metaphor, Allie told me that astronauts sometimes describe the black of space as having soup-like qualities. It’s being surrounded by thick almost viscous black, black but not dark. When I think of dark soup, which isn’t black but does have its shadow laid on top, I’m right here on earth. I keep thinking that soon we’ll look back at right now like it was nothing. And however it all goes forward, I am certain that this doctrine of non-hysterics will be prudent to what beholds us. The world is always already ending and the line is always already dead but especially now it seems important to remain steely”.
Los Angeles, 1 June 2024
Nancy Lupo
Alexandra Noel (b.1989) resides in Los Angeles, California. Noel paints on intimately scaled panels, augmenting and enhancing the details of observed reality while exploring a vast range of subject matter that spans geometric abstraction, photorealism and more. She has had solo exhibitions at Derosia, New York (2022); Crèvecœur, Paris (2022); Antenna Space, Shanghai (2021); and participated in group exhibitions such as Burning Down the House: Rethinking Family, Kunstmuseum St. Gallen (2024), Small Fixations, ICA Milano, Milan (2022), and Made in L.A. 2020: a version, Hammer Museum and The Huntington, Los Angeles (2020).
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Due
Barbati Gallery è lieta di presentare la nuova mostra personale di Alexandra Noel, Due, per la prima volta a Venezia negli spazi di Palazzo Lezze in Campo Santo Stefano.
“Immagina che la Helen Hunt di ‘Twister’ ti dica che sta tutto nel trovare cosa c’è nel mezzo tra un’idea e una decisione, e di incapsularlo lì per sempre. La sua voce è ferma anche se ci sono grandi oggetti che ruotano intorno a voi due, cose folli come un cavallo, un salice, un camion. Affascinati dalla sua calma, abbandonate i vostri radicati isterismi. Si scopre che ciò che è incapsulato può o non può essere effettivamente incapsulato, ma è sicuramente denso e compresso, formato da una sorta di atomizzazione inversa. Direi che i dipinti di Allie, come un cubetto di brodo, si dissolvono e si rivelano nella zuppa della tua mente. Il liquido diventa torbido e all’interno di queste nuvole formazioni discrete si muovono dentro e fuori un’immagine chiara.
Ho una distinta sensazione di dove nel mio corpo sembrino annidarsi questi rettangoli prima di dissolversi. È sotto la gola ma ben sopra l’addome. La zona dell’acido inquieto, del reflusso involontario. Ma in realtà, è più patologia che processo, una compulsione inerente al bulimico, consuma tutto ma non trattiene nulla. Tuttavia, è un affare sobrio, tagliente in un senso di polvere alla polvere anche se con qualità psichedeliche. Non come Pucci, o addirittura l’eucaristia di Giordano Bruno, ma in questo caso il normale fango grigio-marrone del tuo cervello diventa illuminato. Non è polveroso o cipriato come si dice in profumeria, ma maggiormente nitido come sabbia.
Qualche mese fa, Allie mi ha mandato un messaggio con una foto di un arpione mutilato che ha incontrato al Peabody Essex Museum di Salem. La didascalia diceva: “Questo arpione piegato dimostra non solo la forza di una balena sotto attacco, ma anche le sue tortuose e circolari giravolte nel tentativo di sfuggire”. Il dipinto di Allie dell’arpione, che appare qui in Due, è un altra pagina nella vita di questo oggetto e come le precedenti immagini di tornado e circoncisioni, rende l’effetto piatto di un’acuta violenza cosmica.
Non sappiamo cosa stia spingendo il gruppo di orche che stanno colpendo timoni e capovolgendo barche al largo della penisola iberica né sappiamo davvero, in mezzo a qualsiasi disastro, se siamo caduti fuori dal favore di Dio o se lo stiamo facendo a noi stessi. Nel Shinto non c’è Dio, specialmente non nella forma paterna. Qualunque cosa sia questa energia divina, sarebbe nell’arpione, nel bisturi, fagioli avanzati. Non sono sicura se sia giusto ma mi piace intrattenere l’idea che non sia solo in tutto ciò in senso diffuso, ma anche che lo siano in senso materiale, infondendo così il sacro con un’esistenza corporea.
Due è un’aspettativa. È anche attualmente, potenzialmente, numerica e in questo modo non può non ricordare l’evento metafisico di mezzogiorno di Nietzsche. Alenka Zupančič ci guida attraverso questa metafora nel suo libro The Shortest Shadow: Nietzsche’s Philosophy of the Two, “mezzogiorno non è un momento di unificazione, quando il sole abbraccia tutto, ma è invece presentato come il momento in cui ‘Uno si trasforma in Due,’ e come il momento dell’ “ombra più corta.” Si deve accettare il molteplice piuttosto che l’unicità come precondizione per tutto ciò che accade nel lavoro di Allie.
In risposta alla metafora del cubetto di brodo, Allie mi ha detto che gli astronauti a volte descrivono il nero dello spazio come avente qualità simili alla zuppa. E’ come essere circondati da un nero spesso, quasi viscoso, nero ma non scuro. Quando penso alla zuppa scura, che non è nera ma ha una sua ombra sopra, sono proprio qui, sulla Terra. Continuo a pensare che presto guarderemo indietro ai giorni d’oggi come se nulla fosse. E comunque andrà, sono certa che questa dottrina dei non isterici sarà una scelta prudente rispetto a quello che ci aspetta. Il mondo sta sempre già finendo e la linea è sempre già morta, ma oggi in particolar modo sembra importante rimanere duri come l’acciaio.”
Nancy Lupo
Los Angeles, 1 giugno 2024
Alexandra Noel (nata nel 1989) risiede a Los Angeles, California. Noel dipinge su pannelli di dimensioni intime, ampliando e migliorando i dettagli della realtà osservata, esplorando una vasta gamma di temi che spaziano dall’astrazione geometrica al fotorealismo e oltre. Ha avuto mostre personali presso Derosia, New York (2022); Crèvecœur, Parigi (2022); Antenna Space, Shanghai (2021); e ha partecipato a mostre collettive come Burning Down the House: Rethinking Family, Kunstmuseum St. Gallen (2024), Small Fixations, ICA Milano, Milano (2022), e Made in L.A. 2020: a version, Hammer Museum e The Huntington, Los Angeles (2020).
Per richiesta di informazioni stampa, contattare Barbati Bertolissi all’indirizzo hello@barbatibertolissi.contact.